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Racconta un libraio: intervista ad Aldo Addis, libraio alla Koinè di Sassari

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A Sassari c’è la Libreria internazionale Koinè, gestita da un libraio molto speciale: Aldo Addis, vicepresidente esecutivo della Scuola librai italiani. Lo abbiamo scelto come giurato per il nostro concorso e lo abbiamo intervistato.

Qual è la differenza tra un libraio e un venditore di libri?

Il libraio è il mestiere di chi mette insieme coloro che hanno qualcosa da dire e da scrivere con coloro che hanno qualcosa da ascoltare e leggere, è un uomo di relazioni tra chi scrive e chi legge, cosa complicatissima. La peculiarità, l’intelligenza relazionale che dovrebbe avere il libraio è una delle qualità più richieste nel mondo del lavoro. La differenza sta nella capacità di mettere insieme le persone, di avvicinarle alla libreria, di interessarle e dare loro informazioni che puoi dare quando acquisisci la capacità di conoscere le persone, quando conosci i libri che tieni in libreria e ami la lettura. Questo non può farlo chiunque, bisogna avere certe capacità. Il libraio è anche un imprenditore, se ci riferiamo a chi la libreria la gestisce, è colui che sa anche far quadrare i conti: il libraio vero di oggi, quello che ha un futuro è quello che sa fare molto bene la parte bella  e romantica del suo lavoro, ma che sa fare bene anche l’imprenditore e il commerciante, altrimenti non dura.

Oltre a dirigere la libreria sei anche direttore del Master per librai di Roma. Qual è l’obiettivo formativo dei tuoi corsi?

È proprio per i motivi di cui parlavo che in un momento in cui molti pensano che il libraio sia un mestiere senza futuro io dirigo un corso di alta formazione per librai, è la scuola dell’Associazione Librai Italiani, che forma librai. In passato non ci si poteva improvvisare, oggi più di prima è necessario che chi faccia questo mestiere sappia anche far quadrare i conti e sappia affrontare questo momento di crisi economica e di rivoluzione digitale che sta cambiando le abitudini di lettura in tutto il mondo.

Si può ragionevolmente pensare che i circoli letterari che un tempo nascevano nei caffè rivivranno nelle librerie?

Direi di sì, bisogna evitare di pensare che la salvezza delle libreria sia fare il caffè, nel senso che la libreria sarà sempre più un luogo d’incontro, un luogo sempre più ambito da un certo tipo di pubblico, che dopo un’ubriacatura di social network vorrà sempre di più ritornare a confrontarsi de visu con le altre persone. La libreria e − con un ruolo diverso ma con lo stesso obiettivo − le biblioteche saranno sempre di più i luoghi deputati per far incontrare le persone, per un’offerta culturale di cui si ha sempre più bisogno.

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Cosa pensi delle librerie a tema?

Sono molto favorevole alla specializzazione di una libreria, trovo un po’ rischioso e penalizzante l’eccessiva esclusività: se consideriamo una libreria per ragazzi, che è frequentata soprattutto dagli adulti, allora perché non avere anche una sezione per loro? Va bene dare soprattutto un’identità alla libreria, ma difficilmente vanno avanti quelle che prediligono un solo settore.

In Sardegna gli indici di lettura sono superiori alla media nazionale. I lettori sardi sono più colti, più virtuosi, incontrano librai più bravi?

Forse sì! Storicamente la Sardegna è una regione in cui è sempre stata forte la tradizione orale e il fatto che si sia sempre tramandato il sapere spiega anche la stagione che stiamo vivendo in termini di scrittura: qui c’è stata una grandissima voglia di raccontare e questo non può essere escluso da un ragionamento sugli indici di lettura. Continuiamo a beneficiare di un investimento strutturale che fece la Regione istituendo anni fa le biblioteche pubbliche in quasi tutti i comuni della Sardegna. Le biblioteche pubbliche, presenti fin nei comuni più piccoli, rappresentano l’unico presidio culturale di tante zone. Questa non è una situazione generalizzata, nel sud Italia, e ha aiutato i sardi ad avere sete di conoscenza, di crescita comune.

L’esperienza di Liberos, che mette in rete le azioni virtuose intorno alla lettura, è esportabile nel resto dell’Italia?

Crediamo di sì, magari con caratteristiche differenti, ma la strada che Liberos ha scelto, che è quella di mettere insieme tutti i mestieri del libro e le energie con un codice etico ben determinato, volto a favorire il successo comune, e ha dato dei frutti anche economici a chi ha contribuito. Inoltre è assolutamente esportabile, ecco perché stiamo facendo una raccolta fondi per una piattaforma web che ci consenta di esportare il progetto anche nelle altre regioni.

Come scegli la selezione di libri da tenere alla Koinè? Quale libro, tra quelli che hai consigliato più spesso, ti ha dato più soddisfazione?

La libreria Koinè ha una storia che, insieme alla sua collocazione, influenzano la selezione dei libri. La cosa più importante, a mio parere, è la capacità di ascoltare e capire gli interessi dei lettori, i loro gusti. Possiamo con presunzione sapere quali sono le letture migliori, ma bisogna mediare tra le proprie conoscenze e i gusti dei lettori. Ho consigliato molti libri che mi hanno dato soddisfazioni, dirò l’ultimo: La biografia del silenzio di Pablo d’Ors, edito da Vita e Pensiero (traduzione di Danilo Manera), un libro molto sulla meditazione, che ha generato un ottimo passaparola e chi lo ha letto è tornato in libreria per regalarlo. Il passaparola tra i lettori resta il modo più efficace di far conoscere un libro, più del trafiletto su Repubblica, più di qualsiasi fascetta o di una presentazione da Fazio.

Qual è la raccolta di racconti che preferisci?

Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti, che ho trovato bellissimo.

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