Circa un mese fa ha aperto i battenti una nuova libreria romana, si chiama Coreander ed è proprio in piazza San Giovanni in Laterano. Vi ricorda qualcosa il logo? Buona lettura!
Raccontateci la storia della libreria Coreander, quando nasce e perché ha proprio questo nome? Chi sono le libraie di Coreander?
Malgrado le nostre differenze, o forse proprio in forza di queste, siamo sempre state affiatate sul lavoro, perciò quando la libreria dove lavoravamo prima ha chiuso ci siamo decise a dare corpo a un’idea che già ci frullava in testa da tempo, sia a noi due che a Claudio, il terzo socio. A novembre dello scorso anno abbiamo iniziato le ricerche dei locali e nove mesi dopo abbiamo firmato il contratto per il negozio in piazza San Giovanni in Laterano. Il nome nasce dalla comune fissazione nostalgica per i film fantasy degli anni Ottanta e per la letteratura fantastica in generale. Si tratta infatti del nome della libreria della Storia Infinita, quella in cui Bastian si rifugia per nascondersi dai bulli e da cui prende in prestito il libro. Nella traduzione italiana del romanzo di Michael Ende il nome del vecchio libraio scorbutico è stato tradotto con Carlo Corrado Coriandoli, ma noi abbiamo preferito mantenere la versione più esotica.
Ci chiamiamo Marina e Cristina, e in generale cerchiamo di essere un po’ meno scorbutiche. Cristina ha una lunga esperienza da libraia, iniziata anni fa nella storica Croce di Corso Vittorio Emanuele II. Marina ha iniziato qualche anno dopo e affianca questo mestiere a quello di traduttrice.
Qual è il criterio con cui selezionate i libri da mettere a scaffale?
Diciamo piuttosto che si tratta dell’incrocio tra più criteri. Detta in soldoni, se un autore va da Fazio di sicuro sarà sui nostri scaffali; se un autore è Dan Brown o Fabio Volo (che il Signore li preservi) di sicuro avrà un posto in vetrina; leggiamo regolarmente i quotidiani, gli inserti settimanali e le riviste letterarie principali; seguiamo e spiamo autori, editori e agenti letterari sui social network; ci facciamo consigliare dai residenti del quartiere, dagli amici e dai parenti per cercare di avere sempre un po’ di tutto per tutti. Abbiamo dedicato molto spazio ai cataloghi degli editori indipendenti, dai quali ci facciamo mandare i titoli più importanti per loro. E poi ci siamo ritagliate un po’ di spazio anche per le nostre manie.
Come state interagendo col quartiere?
Il quartiere si è dimostrato da subito entusiasta e ci sta sostenendo concretamente. In questa zona il concetto della “rete” è molto sentito, tanto che i residenti sono organizzati in reti e gruppi anche sui social network, perciò c’è stato un notevole passaparola. Ci sollecitano a organizzare iniziative, ci danno consigli su tutto, dalle pratiche burocratiche all’arredamento alla selezione del catalogo. Anche gli altri esercizi commerciali sono solidali, dall’edicolante storico Antonio che ci ha fatto mettere un cartello pubblicitario, all’artigiano della porta accanto all’agente immobiliare, in moltissimi sono venuti a compare un libro, che alla fine è il modo più efficace di sostenerci.
Pensate che associarsi ad altre librerie possa essere utile? Sapete della Rete “Librerie di Roma”?
Sì, abbiamo sempre pensato che fosse utile, vitale anzi. Ora che siamo noi a decidere ci siamo già attivate per aderire alla Rete “Librerie di Roma”, anche se purtroppo abbiamo aperto solo un mese fa, quando le pratiche ufficiali erano già state avviate. Siamo in contatto con il direttivo che ci tiene aggiornate su incontri e iniziative e presto troveremo anche noi una forma di “affiliazione”.
Che ne pensate della legge Levi?
Della legge Levi pensiamo che sarebbe una cosa ottima, se valesse per tutti e se il limite fosse fissato al 5% invece che al 15%.
Cosa state leggendo al momento?
Al momento stiamo leggendo: La miseria in bocca, di Flann O’Brien, tradotto da Daniele Benati e con la prefazione di Gianni Celati, Feltrinelli; Il manoscritto di Dante, di Claudio Coletta, Sellerio; Le nozze di Cadmo e Armonia, di Roberto Calasso, Adelphi (Marina). L’estate fredda, di Gianrico Carofiglio, Einaudi; Glass Magician, di Charlie Holmberg, Fanucci; Al di là del nero, di Hilary Mantel, tradotto da Giuseppina Oneto per Fazi (Cristina).
Intervista a cura di Lorena Bruno