di Andrea Siviero
Primo Levi, nella Chiave a stella, sosteneva che «L’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono». Credo che chiunque abbia avuto la possibilità, anche solo per un’ora della propria vita, di svolgere il mestiere per cui si sentiva davvero tagliato, o di cui era autenticamente appassionato, possa comprendere a fondo le parole dello scrittore torinese. È bello svolgere il lavoro che amiamo, è così bello che buona parte di esso non sembra neppure un lavoro, ma l’essenza stessa della nostra vita. Chiunque abbia letto le pagine del Sistema periodico, della stessa Chiave a stella e perfino certi passaggi di Se questo è un uomo ha potuto notare quanto Levi amasse il suo mestiere di chimico, e quanto il suo mestiere di chimico abbia influenzato anche il suo secondo mestiere, quello dello scrittore. Primo Levi si definiva tra i fortunati ad aver assaporato questa “felicità” ed è stato anche abile a descriverla nel profondo.
La frase di Primo Levi con cui ho esordito, però, ha anche un retrogusto amaro. Quella «verità che non molti conoscono» è una questione che riguarda (purtroppo) una massima parte dei lavoratori. Non lo si può negare: si lavora per vivere, prima di tutto. Tuttavia, per quel che mi riguarda, dopo quel retrogusto amaro che lascia la frase di Levi, nel mio palato è sempre riemersa una certa dolcezza, quella che mi conduce quantomeno a provare a fare ciò che amo.
Ciò che amo fare c’entra con la scrittura, soprattutto, e la comunicazione, e solo marginalmente con il mestiere del libraio. Tuttavia non posso negare di essere stato sempre un grande frequentatore di librerie. Ora: non vi annoierò con tutti quei cliché sul piacere di passare del tempo tra i libri e sfogliarli e così via. Amo andare per librerie per partecipare a incontri, presentazioni, letture e soprattutto per comprare i libri. Amo anche scrivere di librerie, e intervistare i librai. Insomma, come avrete capito sono un tipo di lettore piuttosto analogico, che vuole confrontarsi direttamente con le persone e con la carta, piuttosto che ancora una volta con i bit. Ma ora sto divagando, quello che voglio dire è che ho scritto questo pezzo non per dire che il libraio è il mio “mestiere ideale”, non per affermare che, per quel che mi riguarda, il mestiere del libraio mi farebbe assaporare la felicità sulla terra di cui parlava Levi. Tuttavia devo ammettere che ritrovarmi per caso in libreria, una sera, a consigliare dei libri ad altri appassionati lettori, be’: è stata una esperienza bellissima.
Una premessa
Prima di raccontarvi la mia esperienza di “libraio per una sera”, però, voglio chiarire una cosa: so bene che quello che ho fatto non è stato davvero “fare il libraio”. Quello che voglio dire è che ho assaporato per una sera la parte forse più stimolante del mestiere del libraio, la romantica punta dell’iceberg del mestiere. Il lavoro del libraio è un lavoro molto più complesso. Consigliare uno o più libri a chi frequenta una libreria è solo una parte del mestiere. Ne abbiamo parlato più volte sul questo sito: fare il libraio oggi comporta una conoscenza approfondita del mercato sia a livello locale che a livello (almeno) nazionale e un impegno concreto nel costruire una comunità di persone attorno alla libreria. Una libreria che funziona bene, oggi, è una libreria che dialoga attivamente con la comunità in cui è inserita; è una libreria che propone attività e diventa anche un po’ quello che spesso abbiamo definito “avamposto culturale”. E poi, naturalmente, ci sono tutte le decisioni legate alle scelte di catalogo, alla gestione del magazzino, ai rapporti con grossisti e case editrici che sono sempre di più centrale importanza nella quotidianità della libreria. Il libraio deve ponderare per bene ogni scelta economica, in un mondo in cui la concorrenza della GDO e dell’e-commerce lasciano ai “piccoli” quote sempre minori di mercato. Insomma, fare il libraio indipendente, oggi, significa essere un imprenditore attento e allo stesso tempo capace di reinventare ogni giorno alcuni aspetti della propria attività.
Com’è andata
Ora penso che mi tocchi raccontare com’è andata, perché in questa questione di organizzare il “libraio per una sera” ci ho messo anche del mio. È andata così: una sera di qualche settimana fa ho letto un post su Facebook della libreria La Magnolia di Rovigo che stava vivendo un momento di difficoltà. Ho letto un po’ di commenti e ho notato che molte persone stavano mobilitando per comprare un libro e sostenere così la libreria. Ho pensato che fosse lodevole che i clienti affezionati, o quantomeno i simpatizzanti della libreria – o in generale delle librerie indipendenti – si stessero dando da fare in quel modo per aiutare un’attività. Tuttavia, ho pensato che non era abbastanza, che comprare un libro a testa significava aiutare “per il momento”, invece serviva cominciare a mettere le basi anche per il futuro.
Abito a pochi chilometri da Rovigo, e la libreria La Magnolia è una libreria che conoscevo piuttosto bene (anche se devo ammettere che negli ultimi tempi avevo frequentato poco). Insomma questa libreria è stata aperta ad aprile 2018 da una libraia che ha più o meno la mia età e che, come me, non è originaria di Rovigo. Questa informazione adesso vi sembrerà superflua, ma vi assicuro che chi conosce Rovigo, o comunque questa parte del Veneto, si chiede effettivamente come possano aver deciso di trasferirsi proprio qui delle persone che sono nate e cresciute in grandi città come Torino e Milano (due esempi non a caso). Be’ in entrambi i casi – il mio e quello della libraia – le motivazioni sono fortuitamente simili e oggettivamente romantiche, ma esulano in effetti dal nocciolo del discorso. Quello che invece è interessante sapere è che sia io che Gaia (questo è il nome della libraia) ci siamo sentiti più volte dire qualcosa che suona più o meno: “Cosa diavolo ci siete venuti a fare qui?”. La mia risposta (ma credo che Gaia la condivida almeno in parte) è che in provincia c’è ancora spazio per fare delle cose che in una grossa città, a meno che tu non sia ben inserito nel suo tessuto socio-culturale, è quantomeno difficile. Insomma, per farla breve, anche se la provincia italiana è famosa per una certa sua estrema quiete e indolenza, in una piccola città come Rovigo è comunque più che facile che a Torino o Milano riuscire a costruire qualcosa di interessante anche “dal basso”. Gaia, in questo senso, ha fatto il primo passo aprendo una libreria indipendente nel centro città, a pochi passi dal Duomo. È una libreria molto ben curata, attenta alle nuove proposte e con un buon catalogo di classici e, soprattutto con una vasta scelta di libri per bambini e ragazzi. Fin dai primi mesi dall’apertura la libreria La Magnolia ha ospitato presentazioni di libri e laboratori di lettura dedicati a bambini e adulti. Tuttavia, come spesso capita, dopo una fase iniziale caratterizzata da un boom d’interesse, con il giro di boa del primo anno di attività sono emerse le difficoltà.
Le difficoltà emerse nelle scorse settimane sono state superate grazie al sostegno dei lettori, che si sono presentati in libreria per dare il proprio sostegno acquistando un libro, come ho accennato poco fa. Tuttavia, come dicevo, guardando la situazione dall’esterno, da persona che ama frequentare le librerie, mi sono reso conto che c’era qualcos’altro che si poteva fare per aiutare la libreria La Magnolia. Qualcosa che funzionasse come catalizzatore per le relazioni tra i lettori. In altre parole lo scopo della serata doveva essere soprattutto far incontrare le persone, farle dialogare tra loro, e creare così le basi di quella comunità di lettori che sostengono in maniera attiva la vita di una libreria, con proposte e con attività d’insieme (per esempio gruppi di lettura).
Così ho scritto a Gaia per proporle di organizzare insieme una serata in cui i lettori interpretavano per qualche minuto il ruolo del libraio e raccontavano ad altri lettori un libro che gli stava a cuore. A Gaia l’idea è piaciuta e si è subito data da fare per fissare una data e comunicare le “regole del gioco” a chiunque volesse partecipare come “libraio” o come pubblico alla serata.
La serata si è svolta venerdì 31 maggio ed è stata un successo. Una dozzina di lettori (me compreso) ha partecipato con passione, consigliando a tutti coloro che sono passati in libreria una grande varietà di titoli, che vanno dai grandi classici della letteratura, alle opere dei più interessanti narratori contemporanei. Ma al di là di questo, è stata una serata in cui ho avuto più volte la sensazione che si fosse accesa la prima scintilla per una nuova stagione della libreria La Magnolia, una stagione di crescita e consolidamento, una stagione che possa aiutare tutta la comunità rodigina ad avere un punto di riferimento culturale in più in città.
Intanto si può dire che dato il successo della prima maratona di lettura “libraio per una sera” si ripeterà presto l’esperienza (nelle prossime settimane verrà comunicata la data sulla pagina Facebook della libreria). Il 14 giugno la libreria ospiterà una serata Open Mic, dedicata alla lettura di poesie organizzata in collaborazione con il consorzio poetico Nubivaghi.
Foto di Andrea Siviero
Come ti capisco, il mio sogno sarebbe quello di aprire una libreria, tutta mia!!!
è un sogno di molti lettori, mi sa 🙂 tanto bello quanto un progetto che richiede un impegno straordinario!
Credo proprio di si è tanta preparazione! 😊