Cos’ha voluto dire adattare la tua professione di libraio a una città come Venezia?
Io divento libraio a Venezia, città dove sono nato e dove ho vissuto la maggior parte della mia vita, forse avrei difficoltà a fare il libraio in una città che non conosco. Venezia è una città dove ci sono residenti e tanti tanti turisti: la mia idea iniziale, che vale ancora, è che la Marco Polo sia un posto dove sia il veneziano che il turista si sentano a casa, stiano bene e possano, se vogliono, interagire: per ottenere questo il metodo è stato semplice, basta essere una vera libreria che ha sì libri in altre lingue, adatte anche per un pubblico di turisti, ma senza nessuna concessione o inchino al soldo facile che il turista può portare. Qui il turista può trovare la guida o la mappa di Venezia ma non trova nessuna maschera, nessuno di quei prodotti che a Venezia si trovano ovunque e che fanno ribrezzo a qualunque veneziano…
Quali differenze ci sono tra un libraio e un venditore di libri?
Non so, la passione forse, il libraio legge i libri ma così la faccio troppo facile. Un venditore di libri potrebbe essere un ottimo libraio se gli venisse data la possibilità. Penso a me: sono un libraio, mi state intervistando in quanto tale, ma se dovessi andare a lavorare in una libreria di catena, a cui arrivano centinaia di novità ogni settimana, come potrei leggere anche solo la quarta di copertina di tutte? E allora cosa diventerei? Un venditore di libri? Ma sarei la stessa persona… Quindi forse meglio cercare la differenza fra una libreria e un negozio di libri: la libreria è quel posto dove dei libri ci si prende cura, oltre a venderli. Io per farlo ho scelto di limitare il numero di editori che tengo riducendo il numero di novità e potendo dedicare abbastanza tempo a questa cura del libro. Un’altra libreria può fare altre scelte ma se è una libreria troverà sempre il modo di mettere in pratica questa cura.
In altre interviste hai dichiarato che nelle librerie per te la “coerenza” nella selezione dei testi è ciò che le dona personalità. Parlaci di questo che consideri un valore.
È lo stesso valore che cerco nel catalogo di un editore: se non c’è una coerenza, se non c’è una linea editoriale è un editore che non mi interessa. Anche nella mia libreria, la divisione per editore, la scelta degli editori e anche quali soggetti tenere esposti di libri usati danno il carattere della libreria. Per il lettore che entra a cercare quel particolare libro, probabilmente non gli interessa quali editori tengo ma il lettore che entra per farsi un giro e per farsi ispirare o consigliare sente questo carattere; può piacergli o no ma lo sente.
Quali sono le case editrici che hai privilegiato nel popolare la tua libreria? E perché hai scelto di affiancare anche l’usato?
Nuovo e usato si compensano? In realtà è il nuovo che si affianca all’usato. La libreria nasce come libreria dell’usato e solo dal 2010/2011 arrivano i libri nuovi, una casa editrice alla volta. La differenza non è da poco: il libro usato permette una buona sostenibilità economica visto il margine (enorme rispetto ai libri nuovi) e questo mi ha permesso di inserire i libri nuovi con più tranquillità. Visto che poi i libri usati che tengo sono quasi tutti libri “da collezione” che vendo anche online, il fatto che siano fisicamente in libreria non è necessario e questo mi ha permesso di ricavare spazio per i libri nuovi spostando parte dell’usato in un magazzino. Quindi la domanda deve essere: perché ho scelto di affiancare il nuovo all’usato? Perché nel 2011 chiude la libreria Marco Polo “sorella” che vendeva libri nuovi di viaggio. Partendo all’interno di una libreria che già funzionava come libreria dell’usato, ho pensato a una libreria diversa rispetto alle classiche librerie di varia, dando meno spazio alle novità e tanto spazio ai cataloghi dei singoli editori. Un po’ sono stato influenzato dai libri usati, molti di quelli che ho sono i fuori catalogo, quelli che la gente cerca ma le case editrici non li stampano più… Il nuovo e usato si compensano dal punto di vista economico e permettono a livello globale un buon margine alla libreria. Oltre a questo danno un “sapore” alla libreria con le vecchie edizioni (vecchie: degli anni ’60, ’70 e ’80; non antiche) che stanno fianco a fianco ai libri nuovi. Gli editori sono tanti ormai, la lista completa si trova sul blog della libreria.
Di che cosa hanno bisogno i librai indipendenti in Italia?
Che facciano la fotocopia delle legge francese sul prezzo del libro, sul marchio di qualità e sui fondi a disposizione per le librerie.
Chi sono i lettori che frequentano la libreria Marco Polo? Tra loro ci sono appassionati di racconti?
Fra libreria e lettori c’è una continua contaminazione: la libreria attira certi lettori e i lettori che entrano modificano ogni volta, anche di poco, la libreria. È uno scambio vitale che richiede umiltà e attenzione da parte di chi lavora in libreria, ma che porta a risultati irraggiungibili con la sola pianificazione a tavolino di una libreria. La libreria è resiliente nei confronti del mercato e flessibile nei confronti dei lettori.
I lettori sono vari, italiani e stranieri, residenti e turisti, giovani e diversamente giovani. Molte donne. Mancano solo gli adolescenti, forse un giorno ci proveremo ad avvicinarli…
Visto che a me e ai miei colleghi i racconti piacciono molto, siamo riusciti ad aggregare un buon numero di appassionati e pure a “convertire” qualcuno al racconto.

Consiglia ai nostri lettori una raccolta di racconti.
Ve ne consiglio due: Svanire di Deborah Willis (Del Vecchio Editore), tutte variazioni sul tema dello svanire, sempre raccontato da chi resta. Una scrittura sensibile, un modo di usare il racconto come piace a me, non dice tutto e lascia spazio al lettore. Il secondo è Ballando a notte fonda di Andre Dubus (Edizioni Mattioli 1885): la sua ultima raccolta di racconti prima di morire, sempre storie di “sfigati”, non per forza emarginati, ma sempre con un bilancio ampiamente negativo della vita. Ma in questo libro, finalmente, oltre alla straordinaria capacità di descrivere in dieci righe le persone tramite le loro emozioni, c’è una grande empatia fra scrittore e personaggi, non c’è un happy end ma i protagonisti dei racconti riescono a trovare la forza per andare avanti. È un libro che consiglio alle persone che hanno subito grosse ferite emozionali per la sua capacità di lenirle.
Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Vari libri che ho iniziato, in questi giorni mi sono riletto Il Milione di Marco Polo.