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Le librerie indipendenti come avamposti culturali: l’intervista a Barbara Da Forno, libraia della Zabarella di Padova

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Barbara Da Forno è la libraia della Libreria Zabarella, situata al civico 80 della via omonima, in pieno centro a Padova. È un vero e proprio punto di riferimento in città per i lettori che cercano la narrativa pubblicata da case editrici indipendenti e per gli amanti delle arti contemporanee. Tra i suoi scaffali, accanto alla narrativa, trovano spazio volumi dedicati al design, all’architettura, all’illustrazione, alla fotografia.

Raccontaci la tua storia e quella della Libreria Zabarella.

Io e la Zabarella nasciamo in modo un po’ goffo e casuale, gestito dal destino. Lavoravo da undici anni in una casa editrice padovana, dove avevo senz’altro imparato molto ma che da tempo – troppo tempo, oramai – non aveva più nulla da darmi e alla quale io non potevo dare più nulla, quindi ero alla ricerca di un cambiamento. Al Salone del libro di Torino del 2014 trovo nuovamente l’ispirazione e la passione per il mondo editoriale e capisco che devo assolutamente rinnovarmi ma restare in quel settore. Dopo poche settimane, un libraio del quale la casa editrice per cui lavoravo era fornitore, mi comunica che sta per chiudere la Libreria Zabarella, che lui aveva aperto qualche mese prima (come succursale della sua principale, la Libreria Ginnasio) et voilà! Ecco il segnale! Mi licenzio dalla casa editrice e rilevo la Libreria Zabarella.

La prima Zabarella voleva rivolgersi agli studenti e offrire classici a poco prezzo, io invece sapevo che a Padova mancava una proposta alternativa nel settore dell’illustrazione e della grafica (pensando in particolare alla Corraini e a quanto fosse difficile racimolare qualche loro titolo) o nel panorama delle case editrici indipendenti come la Sur o la Del Vecchio o la Hacca, che a Torino mi avevano colpito molto. Per cui senza alcun dubbio mi liberai del precedente assortimento e iniziai con il mio. Nel corso dei mesi, poi, l’assortimento è stato adeguato alla risposta che ho ricevuto dal pubblico.

La Libreria Zabarella ospita spesso incontri con autori e editori, corsi di pittura, corsi per librai. Trovi che questi eventi siano un buon modo per creare attenzione e per aiutare la libreria a interagire in maniera attiva con il quartiere? In tal senso una libreria indipendente può essere considerata un avamposto culturale in città?

Ma certo! Gli eventi sono fondamentali! Mantengono vivo il rapporto della libreria con i propri lettori, aprono a continui spunti, offrono alternative di intrattenimento e possibilità di interazione tra le persone. Non ultimo sono anche importanti occasioni economiche per la libreria. La promozione del libro e della lettura è la differenza principale tra le librerie della vecchia e della nuova generazione: una volta si poteva non fare, oggi no. O fai così o chiudi.

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A proposito di occasioni economiche: spesso le piccole librerie indipendenti sono in difficoltà anche perché non hanno molte possibilità di competere sugli sconti con le librerie di catena e le realtà online. Cosa ne pensi della legge Levi che regola gli sconti sui prezzi di copertina e della recente proposta di modifica?

La legge Levi non è sufficiente, ovviamente: sono anch’io per una legge alla francese (massimo 5% di sconto sul prezzo di copertina) o alla tedesca (nessuno sconto). Trovo che sia un’operazione di bassissimo livello, scontare un libro per farlo acquistare, quotidianamente. Nessuna attività commerciale fa operazioni analoghe: i saldi nell’abbigliamento, ad esempio, sono controllati rigidamente, durano pochi giorni e servono ad alleggerire le giacenze, non a mantenere un’attività! Le librerie di catena propongono sconti tutti i giorni dell’anno! È folle! Diseducativo! Perché mai uno dovrebbe essere disposto a spendere duecento euro per un paio di scarpe, ottanta euro per un profumo e non tredici per un libro? In Francia la gente si vergogna di chiedere sconti per un libro. Io ai clienti che spendono in un’unica occasione molto denaro, o a quelli che ogni settimana vengono a comprare, regalo un libro, ma è un gesto diverso, completamente diverso: è un investimento mio, un regalo che davvero assorbo io, e non una tecnica commerciale, e poi ti sto regalando un libro non te lo sto svendendo/piazzando.

Secondo te cosa si potrebbe fare per cercare di favorire un’educazione all’acquisto, per far comprendere al lettore perché lo sconto non c’è o è limitato a iniziative particolari (vedi le recenti campagne Sur e Iperborea) e aspettarselo non è una regola quando si entra in libreria?

Oltre a fare come faccio io, cioè spiegare questa cosa costantemente, solo una legge può fare ordine, altrimenti nelle librerie di catena continuerai a trovare sconti e quindi perché mai dovresti venire da me? A meno che tu non condivida il mio pensiero e quindi ne faccia una questione politica, come fanno i miei clienti. Va ricordato, ovviamente, che non è che nelle catene siano generosi: hanno condizioni che io non potrò mai avere. Le campagne di Sur e Iperborea che hai citato sono a carico dell’editore (di nuovo un investimento culturale non commerciale, un sacrificio).

Un’ultima domanda. Tornando ai libri: cosa stai leggendo in questo periodo?

Un sacco di cose: diciamo che sono stata folgorata da Ida Amlesù (Perdutamente, Nottetempo) che verrà in Zabarella a maggio: una droga! Poi sto leggendo i due nuovi casi letterari di NN: Drury e Panowich, e Caso irrisolto di Patrik Ouředník, Keller. Il prossimo è sicuramente un Nutrimenti: Brighton di Michael Harvey. Devo sempre cimentarmi con il caso Sellerio: Una vita come tante, di Hanya Yanagihara, ma non ho mai il tempo necessario.

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Intervista e fotografie a cura di Andrea Siviero
@AndreaSiviero86

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