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“La scelta di essere libraio? Sapevo come avrei voluto trascorrere le ore”

In questo periodo il fermento culturale non è mancato a Catania, se consideriamo cosa sta succedendo alle librerie indipendenti della città non potremo che pensare a un momento molto positivo; tra gli avvenimenti più belli considero certamente la nuova vita della Legatoria Prampolini, grazie alle sorelle Sciacca e l’apertura della Libreria Pescebanana di Umberto Bruno, giovane libraio che ho desiderato subito intervistare. Il mese scorso ha inaugurato la nuova sede nel quartiere dove sono cresciuta, ma la libreria in realtà ha aperto un anno fa.

L’ho contattato via social e mi sono accorta che, pur non conoscendolo di persona, gentilezza e disponibilità sono sicuramente tratti importanti del suo carattere. Un libraio è anzitutto un lettore, quindi gli ho chiesto di raccontarmi quando ha iniziato a interessarsi ai libri.

Il mestiere di libraio come scelta di sincerità con sé stesso

«Accade che un giorno scopri la possibilità di poter viaggiare in terre fantastiche comodamente sdraiato nel tuo letto. Avevo credo 8 anni e stavo leggendo Il principe Caspian, di C.S. Lewis. Della magia di quelle ore non sono più riuscito a fare a meno».

E quand’è che hai deciso di fare il libraio?

«Pare sia un desiderio comune a molti, quello di poter accostare la realtà professionale alla propria identità di passioni; da parte mia, la scelta di diventare un libraio si verificò in quel preciso momento in cui ti guardi attorno e scegli la compagnia che preferisci per passare le tue ore. I libri mi avevano sempre accompagnato, mi avevano aiutato a scegliere, mi avevano costruito un’identità, ecco, diventare un libraio è stato per me uno sguardo d’introspezione, una precisa scelta di sincerità». Così, dopo aver letto queste righe, l’ho immaginato passare dall’ambizione ai fatti, prendere carta e penna o aprire un foglio excel per buttare giù la primissima selezione di testi che avrebbe accolto in libreria.

La scelta delle case editrici indipendenti, le reazioni dei lettori

«Ho iniziato subito a identificare le case editrici che avrei voluto ospitare in libreria, di alcune conoscevo appena l’aspetto grafico e poche pubblicazioni e difatti conservo un piacevole ricordo di quelle ore passate a studiare gli editori testo per testo, identità per identità. Ben presto mi fu chiaro che avrei dovuto far coesistere i miei desideri da lettore con le mie possibilità imprenditoriali. Feci una cernita che quasi mi ferì, non potevo averli tutti.

A distanza di un anno, sono orgoglioso di una selezione sei volte più grande rispetto al primo giorno di apertura». E non è poco, considerando il trend che riguarda le librerie indipendenti da anni. E come prosegue la risposta alle tue proposte? Gli avventori della libreria sono lettori consapevoli o sconoscono quelle realtà?

«Mi rende molto felice riconoscere che pian piano quel personaggio fantasma dell’editore, rimasto in retrovia per molti anni, arrivi finalmente a farsi riconoscere. Sempre più spesso i miei lettori si affidano alle garanzie che anche piccole realtà editoriali, nate appena da qualche anno, hanno saputo guadagnarsi con pubblicazioni straordinarie.

In effetti editoria indipendente è solo un appellativo per identificare chi prova a inserirsi nel mercato del libro contando solo sulle proprie possibilità, senza cedere ai meccanismi, alle volte un po’ elitari, della grande distribuzione. I libri poi, sono fatti tutti allo stesso modo, che sia un editore indipendente o legato a gruppi più ampi, se nascono da sincera vocazione, non si differenziano in qualità».

Hai avviato collaborazioni con le case editrici indipendenti per eventi e altre iniziative?

«Gli editori indipendenti hanno dalla loro l’importante qualità di poter dialogare in modalità quasi personale con i librai e con i lettori, infatti le iniziative partono sempre da questo spirito collaborativo. Più volte ho organizzato eventi alla quale gli editori hanno aderito e viceversa. Dopotutto, è quasi la parte più divertente di questo lavoro».

Il quartiere nel quale si trova adesso al Libreria Pescebanana, è molto trafficato e pieno di negozi, in breve uno dei punti nevralgici della città, mentre quello in cui la libreria ha aperto è una realtà molto diversa, meno di passaggio, così ho domandato come lo avessero accolto gli abitanti di entrambe le zone.

«Il quartiere di Picanello è stato quasi una rivelazione. Inaspettato è stato ogni loro approccio di accoglienza e custodia della libreria. Mi manca già molto il saluto quotidiano di molti, la curiosità, le premure. Qualcuno viene a trovarmi anche nella nuova sede. Spero col tempo, che anche da queste parti possa ritrovare lo stesso valore umano».

Desiderando saperne di più  sulla gestione della libreria, gli ho chiesto a quale tipo di distribuzione stia ricorrendo per i testi: «La distribuzione varia da editore a editore: con alcuni collaboro senza intermediari, per altri ho avuto la necessità di contattare terzi. In effetti preferisco sempre la prima scelta ma il mercato non può mica piegarsi ai desideri di tutti, le garanzie si rendono sempre necessarie».

Mentre cercavo informazioni sulla libreria, ho anche scoperto che Umberto aveva proposto un volantino cartaceo al posto di una newsletter: «Libero Pescebanana è nato con il desiderio di dar voce direttamente ai lettori. Avevo organizzato un contest via social, dove coloro che avevano acquistato in libreria potessero recensire il libro letto. Poi però mi è stato fatto notare che era uno spreco di carta e la volontà ecologica ha prevalso nella scelta di affidarsi a una più comune rete su Facebook e Instagram».

Pensi che fare rete con altre librerie della città possa essere una cosa positiva per la libreria?

«Qui a Catania esiste già una rete di collaborazione fra le librerie. Mi sono spesso affidato ai consigli di chi era nel settore da più tempo di me e sono sicuro di poter contare su questo anche per il prossimo futuro».

E poi una domanda che sa di appello: tre autori che ospiteresti volentieri?

«Mi piacerebbe poter fare una chiacchierata con Jonathan Safran Foer, Annie Ernoux e un più raggiungibile Peppe Millanta».

Curiosare sul comodino di un libraio riserva sempre sorprese felici, ebbene, dice Umberto: «Proprio in questo momento sto per finire Lettera aperta di Goliarda Sapienza, scrittrice alla quale mi sento legato in maniera particolare».

Intervista a cura di Lorena Bruno

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