Andar per librerie, Editoria, Intervista con autore

Conversazione con Elena Rui, autrice del romanzo “La famiglia degli altri”

A cura di Andrea Siviero

Elena Rui è una scrittrice padovana che vive da oltre quindici anni a Parigi. Il suo romanzo d’esordio, La famiglia degli altri (Garzanti), esplora la trasformazione dei modelli di famiglia e relazioni del nostro tempo. Ambientato tra Parigi e Padova, e con protagonista una scrittrice, il romanzo di Elena Rui è stato un prezioso punto di partenza per parlare di librerie tra Francia e Italia.

Elena Rui. Foto di LouizArt Lou©

Ciao Elena, nel tuo romanzo i libri (soprattutto Il secondo sesso di Simone de Beauvoir) rivestono un ruolo molto importante nella definizione del personaggio di Marta e, più in generale, nell’economia della trama. Da documenti di consultazione ai fini della scrittura, queste letture si trasformano per la protagonista del libro in una sorta di cartina al tornasole per conoscere meglio le proprie relazioni sentimentali e familiari. Ti chiedo: qual è il tuo rapporto con i libri? Cosa ha in comune con Marta o come si differenzia?

Marta è un alter ego a cui ho prestato, per gioco, alcuni miei tratti biografici esteriori – il bilinguismo, le origini venete, la residenza parigina – e altri più intimi – come le aspirazioni letterarie e il rapporto con i libri. Come lei, mi capita d’intraprendere delle letture finalizzate a un progetto di scrittura, di aprire finestre nelle finestre, di perdermi in un percorso di testi che non saprei più ripercorrere in senso inverso e soprattutto di cercare nella letteratura o nella filosofia possibili risposte ad interrogativi nati nella vita quotidiana. La genesi di La famiglia degli altri è molto legata a questo modo di procedere: avevo un’idea in testa che ruotava intorno al significato socialmente condiviso di coppia, famiglia, maternità, paternità, adulterio. Mi sono persa in letture disordinate, che sono passate attraverso l’Esistenzialismo per concentrarsi sull’opera che funge da filo conduttore di tutto il romanzo: Il secondo sesso di Simone de Beauvoir. Come Marta, ho un rapporto dialettico con questo saggio monumentale, con cui non mi trovo sempre d’accordo e che mi sembra importante poter rimettere in discussione a più di settant’anni di distanza dalla sua pubblicazione.

Per la promozione del tuo romanzo hai sperimentato sia le presentazioni online che quelle dal vivo. Trovi che le librerie possano tornare a essere un luogo essenziale per il rapporto con i lettori o anche attraverso le dirette online sei riuscita a instaurare un dialogo con le persone che seguivano la presentazione?

Ho iniziato la promozione del mio romanzo con le presentazioni on-line perché La famiglia degli altri è uscito in piena pandemia. La mia prima volta in libreria è stata poche settimane fa e si è rivelata un’esperienza diversa a cui ho scoperto di non essere del tutto abituata nonostante siano mesi che parlo del mio libro con interlocutori diversi. On-line si raggiungono molte più persone, ma nella maggior parte dei casi restano dei numeri, delle entità astratte. È raro che s’instauri un dialogo con il pubblico durante una diretta: quasi nessuno scrive dei commenti in tempo reale. Non è frequente neppure che le persone facciano domande durante le presentazioni in libreria ma si avvicinano dopo, quando non ci sono più di mezzo i microfoni e la conversazione diventa più intima e naturale: è un bel momento, di scambio, di conoscenza, che on-line non è possibile e che spero di poter rivivere spesso.

Riflettendoci, le presentazioni on-line mi hanno messa in contatto soprattutto con altri scrittori: ci guardiamo, ci ascoltiamo, diventiamo amici su FB, ci leggiamo, forse un po’ ci sorvegliamo.

Come Marta, la protagonista de La famiglia degli altri, ti sei trasferita da alcuni anni a Parigi. Ci sono librerie che frequenti abitualmente? 

Sì, sì assolutamente: Parigi è una città in cui si vive fuori, in giro, nei caffè, nelle librerie, nei cinema, nei teatri, nei bistrot. Io frequento soprattutto la libreria del mio quartiere, Folies d’encre, la libreria del quartiere in cui lavoro L’Humeur vagabonde, La librairie de Paris in Place de Clichy e poi le due librerie italiane di Parigi, in particolare La libreria à Paris, perché è la più vicina a casa, ma anche La tour de Babel quando mi capita di passare per il Marais. Il fatto che La famiglia degli altri sia disponibile in entrambe e che La tour de Babel l’abbia esposto in vetrina poco dopo l’uscita mi lusinga moltissimo.

Florence, la libraia della Libreria à Paris mi tiene al corrente delle vendite, mi chiede come vanno le mie presentazioni in Italia: è importante per me sentire che il mio libro esiste, seppur marginalmente, anche qui a Parigi. Tengo molto al successo di queste due librerie, voglio che godano di buona salute, che non smettano mai di essere un punto di riferimento per chi cerca autori italiani in lingua o tradotti. Si diventa sentimentali nei confronti della cultura del proprio Paese quando si vive all’estero, forse ancor più quando si scrive.

La libreria à Paris ha da poco ripreso a proporre presentazioni di autori italiani: la settimana scorsa Piergiorgio Pulixi ha parlato di, L’ïle des âmes, Paolo di Paolo è invitato il 17 novembre: io ne sono felice come di una cosa che mi riguarda, a prescindere dal fatto di poter essere presente o meno.

E in Italia, invece? Ci sono librerie che per te sono dei punti di riferimento?

Devo confessare che a Padova il mio primo riflesso è di entrare alla Feltrinelli, perché era la libreria che frequentavo al liceo e all’università. Per me andare in libreria significa ancora andare là, a tre minuti dal Tito Livio. Anche se conosco, frequento e apprezzo librerie indipendenti nate più tardi – La Zabarella, Laformadelibro – mi sento sempre misteriosamente attratta dall’insegna rossa in via San Francesco. Ero affezionata alla Libreria Draghi, in via Santa Lucia, che purtroppo non esiste più: mi ci portava la mamma quando ero piccola.

Scrivere e frequentare persone che scrivono mi ha fatto scoprire librerie anche fuori Padova, come la Ubik di Castelfranco, gestita da Clara Abatangelo, una libraria eccezionale, fuori dal comune, appassionata in un modo che definirei quasi militante. Clara dà consigli su misura a tutti: conosce i suoi lettori, sa quello che è per te. Credo viva in libreria: sono aperti a orari inverosimili, addirittura fino a mezzanotte. Presentare La famiglia degli altri mi ha fatto incontrare Angela Bernardi, che gestisce con la madre e la sorella la libreria Il viale a Vittorio Veneto. Ci sono passata quest’estate ed è stato un piacere riscontrare che è una libreria frequentata, viva, in cui un sabato pomeriggio non è semplice accaparrarsi troppo a lungo il libraio.

Ci sono differenze tra i lettori italiani e quelli francesi rispetto al modo in cui si vive il rapporto con le librerie?

Mi sembra che a Parigi le librerie indipendenti siano più numerose. Forse c’è anche una maggiore diffidenza nei confronti di Amazon e una volontà più evidente di acquistare in modo responsabile. Lo dico perché esiste un portale delle librerie di Parigi che permette di prenotare un libro on-line e di andarlo a ritirare nella libreria indipendente più vicina a casa.

Quando affermo queste cose, però, mi sento un po’ a disagio: non so se sia abbastanza per concludere che il rapporto dei francesi con le librerie sia diverso. Io non vivo più in Italia da sedici anni ed è possibile che esistano delle realtà di cui non sono a conoscenza e poi non so fino a che punto abbia senso confrontare la vita culturale di una capitale con quella di provincia, che in Italia, è l’unica che conosco.

Ultima domanda: quando entri in una libreria per acquistare un libro di solito hai già le idee chiare, ti fai guidare dall’ispirazione del momento oppure ti affidi al consiglio del libraio?

Faccio entrambe le cose: entro con le idee chiare per acquistare un libro che ho già scelto, ma mi faccio anche guidare dall’ispirazione del momento. Mi capita di chiacchierare con i librai, ma più di cose che ho già letto o che sto per pagare che per chiedere consigli. Sono una persona solitaria e riservata: mi piace muovermi in silenzio fra gli scaffali e lo sguardo altrui sulle mie scelte o le mie ipotesi di acquisto mi imbarazza.

Il libro

Le convenzioni sociali hanno una sola utilità: offrire un rifugio sicuro quando non si sa bene che cosa fare. La pensa così Marta che, a trentaquattro anni, ha scelto di andare controcorrente, di non seguire i dettami della società e costruire una famiglia anticonvenzionale con il compagno Antoine. A unirli c’è il progetto, ambizioso e sentito, di seguire le orme di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, la coppia aperta per eccellenza.

Ispirandosi ai due filosofi, Marta e Antoine credono che l’amore sia la più alta forma di libertà. Proprio per questo non deve conoscere costrizioni, ma esprimersi in un rapporto in cui la fiducia reciproca cancella ogni forma di esclusività e si traduce, prima di tutto, in un’intensa comunione intellettuale. Finora Marta si è detta convinta delle proprie scelte.

Ma quando la morte improvvisa di nonna Ada la costringe a lasciare Parigi, dove vive e lavora, e a tornare nella natia Padova, le fondamenta del suo sistema di pensiero iniziano a traballare. Ben presto, tra saluti e cortesie di circostanza, Marta si troverà a fare i conti con una realtà fatta di segreti sepolti sotto una facciata di perbenismo. Segreti che faranno vacillare anche le sue poche e un tempo solide certezze. Perché la verità è che non esistono famiglie ideali e perfette. Ogni famiglia è felicemente imperfetta a modo suo.

Con uno stile tagliente, preciso ed elegante, Elena Rui ci consegna il ritratto di una donna fragile e tenace che, senza inseguire false illusioni, prova a cucirsi addosso l’abito esistenziale che le dona di più. Nelle mani dell’autrice, la storia di Marta acquista un respiro universale e si fa paradigma delle trasformazioni che i modelli di famiglia subiscono nel tempo e a cui noi assistiamo ogni giorno. Un esordio di grande impatto ed efficacia che segna la nascita di una nuova intelligente e raffinata voce italiana.

L’autrice:

Elena Rui, nata a Padova nel 1980, laureata in lingue straniere, vive in Francia da quindici anni. Ad Albi, Tolosa e Parigi ha insegnato italiano, tradotto e curato redazioni commerciali. A definirla sono soprattutto la passione per la scrittura e la pasticceria, due diversi modi di creare. La famiglia degli altri è il suo romanzo d’esordio.

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