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La Rete “Librerie di Roma”: intervista ad Alessandro Alessandroni della Libreria Altroquando

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di Lorena Bruno − @Lorraine_books

Tempo fa è stato pubblicato un bando della Regione Lazio con l’obiettivo di riunire 30 imprese della stessa filiera in un contratto di rete. Alcuni librai romani hanno pensato di usufruire del bando per costituire un progetto cui pensavano da anni, la Rete “Librerie di Roma”. Ho intervistato uno dei promotori dell’iniziativa, Alessandro Alessandroni, libraio della libreria Altroquando di Roma.

Raccontaci della tua esperienza di libraio.

Ho studiato giurisprudenza, ma sono sempre stato attratto dai libri e così ho cercato lavoro in una libreria romana. Si chiamava Invito alla lettura e vendeva anche libri usati; era protagonista di una manifestazione a Castel Sant’Angelo, ma è stata chiusa l’anno scorso; lavorarci mi ha permesso di imparare il mestiere del libraio, ma anche come saper stare per strada. Avevo in mente di aprire una mia libreria e nel 2001 sono riuscito a trovare un locale in via del Governo vecchio, l’affitto era molto conveniente per un’agevolazione da parte del comune e così ho aperto nel 2002. Nel 2009 ho aperto un’altra libreria di fronte, è stato una specie di esperimento folle. La prima libreria era specializzata in cinema, e aveva anche piccoli settori che rispecchiano i gusti di chi la gestiva; con l’apertura della seconda libreria, la prima ha acquisito anche un settore dedicato all’immagine, al design, alla moda e ai fumetti, la seconda invece è stata dedicata alla narrativa, ai libri per ragazzi, alla poesia e ai saggi. In più c’era una sala che si è trasformata in “pub letterario”, dove facciamo anche mostre, eventi musicali e presentazioni. È diventata qualcosa di più di una libreria, un luogo di ritrovo.

Cosa vuol dire essere librai indipendenti in questo periodo storico?

La nostra è una zona centrale di Roma, in cui le librerie resistono difficilmente, il fatto che l’affitto fosse un costo sostenibile ha aiutato molto. Negli anni il mestiere del libraio ha subito una rivoluzione tecnologica, dei modi di comportarsi, di leggere, e di vivere. I librai che sono sopravvissuti alla crisi sono un po’ una nuova specie, questo mestiere, per com’era prima, adesso sarebbe improponibile: i libri non si vendono da soli. Il libraio oggi fa una scelta personale, una selezione di testi, propone e stabilisce un rapporto stretto con i lettori: deve anche fare presentazioni, laboratori e altre attività, questo lo aiuta a integrarsi col territorio e a fare della libreria un piccolo presidio, un luogo di scambio dove si va per parlare con persone dagli interessi simili, non solo per comprare i libri, perché lo stesso libro che vendo io costa meno su Amazon e ti viene spedito a casa.

Sono anni che si parla di costituire una rete tra i librai indipendenti romani, tra voci scettiche e altre più ottimiste. Parlaci della rete “Librerie di Roma”, di cosa si tratta e come nasce l’idea?

Voglio accennare alla legge Levi, che fissa un tetto di sconto massimo al cliente. In altri paesi c’è un tetto che va dallo 0 al 5%, massimo, da noi questo tetto è tra il 15 e il 25%. Le librerie prendono i libri con un margine del 30%, quindi fare quello sconto per noi è impossibile: i librai non possono vendere le novità perché non possono abbassare il prezzo quanto lo fa normalmente una libreria di catena. I lettori si sono ormai abituati a questo ci chiedono spesso lo sconto, se lo aspettano come fosse automatico, mentre per altri prodotti non si sognerebbero di chiederlo. Per com’è stata scritta la legge non è possibile sanzionare chi non la rispetta, inoltre è facilmente aggirabile, abbiamo bisogno di una legge diversa che ci consenta di fare il nostro lavoro, come succede in altri paesi europei. Il tema è impopolare, perché si tratta di togliere lo sconto sui libri, e gli interessi in gioco sono molti più forti dei nostri.

Quanto alla rete, dopo anni di tentativi per cercare le persone giuste con cui fare un progetto, stiamo riuscendo a mettere in pratica la nostra idea. La rete è vantaggiosa perché, mentre da soli non contiamo poi tanto, se siamo 40, 50 librerie cambia tutto: ci costa meno comprare materiali di cui abbiamo bisogno, se ci piace il libro di una casa editrice indipendente insieme potremmo cambiarne le sorti; soprattutto avremmo un peso di fronte alle istituzioni. Stiamo perseguendo questi obbiettivi e ci siamo quasi. Entro l’anno prossimo ci sarà questa rete di librerie, per cui ci doteremo di strumenti software che ci aiuteranno a fare sistema. Ci siamo ispirati a Parigi, dove esiste un portale in cui l’utente può cercare un libro nel catalogo di tutte le librerie della città, può decidere di comprarlo o farselo mandare dalla propria libreria preferita. Il catalogo in questo modo sarebbe enorme, sono i vantaggi dell’essere tanti, e poi le librerie indipendenti sono tutte diverse rispetto a quelle di catena, uguali per esposizione e selezione. Questo consentirà ai librai di parlarsi, di risolvere i problemi che ci riserva il nostro mestiere. Siamo già 36, ci piacerebbe che la rete comprendesse tutte quelle romane, anche quelle non indipendenti, non vogliamo escludere nessuno.

Avete avuto difficoltà nel costituire questa rete?

A parte quelle burocratiche, la difficoltà maggiore è stata scardinare una certa mentalità, la paura che il cliente vada altrove; personalmente non credo nella rivalità tra le librerie, aprendo una nuova libreria si crea nuova proposta e nuovi lettori, la lettura è contagiosa: più ci sono librerie, più si legge e meglio è.

Quali sono le linee guida su cui i librai che vogliono aderire devono seguire? Intendo per esempio la politica sugli sconti: vi darete delle regole in tal senso?

Non le abbiamo ancora perché non abbiamo ancora avuto modo di conoscerci tutti. Ti spiego, abbiamo partecipato a un bando della Regione Lazio per 30 imprese della stessa filiera da unire in un contratto di rete, un bando uscito poco tempo fa di cui la scadenza è stata anticipata a fine agosto e abbiamo avuto pochissimo tempo per raccogliere le adesioni; siamo gli unici ad aver presentato un progetto in tutta la regione, ma non ci conosciamo ancora tutti. Il gruppo di librai che ha lavorato al bando condivide le mie idee sulla politica degli sconti. Non vorremmo farne. In libreria per esempio faccio la tessera fedeltà che dà diritto a dei bonus, ma siamo contrari all’accostamento libro-sconto. Sul libro c’è un prezzo imposto, che non sempre si può bypassare ed è una garanzia per chi fa un’offerta diversa rispetto a quella commerciale. Sembra che anche i grandi gruppi si stiano convincendo che scontare eccessivamente una merce alla lunga nuoce.

Avete già in mente proposte da fare alle istituzioni, una volta costituita la rete?

Le cose da chiedere sono sempre le stesse: per esempio l’occupazione di suolo pubblico per le librerie non è possibile come per altre attività, come i ristoranti. Per lo Stato vendere libri o bibite o cose da mangiare costituisce sempre una vendita, e invece sono cose molto diverse. Vorremmo che ci fosse riconosciuto un ruolo che non è quello di un semplice esercizio commerciale, ma un vero e proprio ruolo sociale e culturale, con tutto il rispetto per gli altri. Negli ultimi anni a Roma hanno chiuso più di 50 librerie.

Credi che anche agevolazioni sugli affitti potrebbe aiutare le librerie indipendenti?

Sugli affitti c’era una proposta, ma è un tema spinoso, nessuno affitterebbe più una bottega a una libreria, se dovessero esserci restrizioni. L’imu da sgravare potrebbe essere un provvedimento più utile.

Quali costi richiede la rete e come si mantiene?

Non lo sappiamo ancora con certezza, la rete ha dei costi, se andrà in porto il progetto si manterrà bene perché le iniziative da fare sarebbero moltissime, pensa anche solo al coinvolgimento delle scuole. Una libreria da sola non può fare molto, 50 librerie insieme potrebbero anche pagare una persona che se ne occupi. Stiamo cercando di partire dal software e vorremmo fare anche delle tessere fedeltà per accumulare punti per avere diritto a dei bonus in tutte le librerie della rete.

Cosa diresti ai librai che sono dubbiosi rispetto alla possibilità di accodarsi a voi?

Mi piacerebbe sapere perché lo sono, gli direi di provare e superare i pregiudizi sull’associazionismo e sull’associazionismo tra librai, pregiudizio che avevo anch’io. L’atteggiamento di chi si lamenta da fuori senza fare niente per cambiare le cose non porta a nulla.

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