Accanto all’Università degli Studi di Milano e non lontano dal Duomo, si trova un caffè letterario, il Colibrì: una serie di salette davvero accoglienti dove si può bere, mangiare, incontrarsi, ascoltare musica e assistere a eventi culturali. Il cuore del caffè è la piccola libreria di cui ho particolarmente apprezzato la selezione e così ho voluto intervistare l’autrice di queste scelte, Arianna Montanari.
Quando hai cominciato a lavorare come libraia?
Colibrì nasce come un caffè letterario, un luogo dove vi fossero un bar e una libreria dove organizzare incontri, mostre, concerti… Ho cominciato qui quando abbiamo aperto e mi sono proposta come libraia.
Come hai fatto a scegliere i primissimi testi del catalogo della libreria?
Ho cominciato la selezione tre anni fa in camera mia, ho messo su un file Excel i libri che sono stati importanti per me, quelli che sapevo che dovevano esserci e poi la parte più importante è stato lo studio dei cataloghi delle case editrici, fondamentale per la scelta. Il primo file contava solo trecento titoli.
E oggi a quanti titoli siamo arrivati?
Quattromila, più o meno.
A quali case editrici hai dato più spazio?
Piano piano si sono creati dei rapporti privilegiati con alcune case editrici con cui ci siamo trovati subito in sintonia, come ad esempio le milanesi NN, Marcos y Marcos, Nottetempo… Ma la nostra scelta non è mai ricaduta solo e soltanto sulle case editrici indipendenti, che pure sono assolutamente fondamentali: abbiamo sempre ritenuto che ci fossero alcuni editori imprescindibili per offrire un catalogo di qualità, come Einaudi, per esempio.
Quindi chi oggi entra da Colibrì cosa troverà?
C’è moltissima narrativa, saggi su temi ai quali ci piace prestare attenzione, come i nuovi media, saggi sul femminismo, sull’attualità… molti di noi si sono laureati in filosofia: non potremmo tralasciare i saggi! Quanto alla narrativa, cerchiamo di stare al passo con le nuove uscite rimanendo d’altra parte abbastanza fedeli ai classici.
Che tipo di eventi organizzate?
Per quanto riguarda i libri organizziamo presentazioni o incontri a tema, che sono particolarmente apprezzati: mettendo insieme più libri o invitando esperti su un argomento si riesce a catalizzare l’interesse del pubblico; ogni tanto organizziamo anche eventi con i professori dell’Università Statale di Milano, quando hanno voglia di uscire dalle aule per occasioni po’ più informali vengono molto volentieri e sono sempre apprezzatissimi dagli studenti.
Ci sono molti studenti da Colibrì?
Decisamente, vengono in libreria molto spesso, chiedono, comprano, e frequentano gli eventi.
Il quartiere è coinvolto nelle vostre attività?
Quando siamo arrivati qui la vita serale del quartiere non era particolarmente ricca, quindi abbiamo contribuito a movimentarla un po’; l’accoglienza è stata ottima: benché non sia una zona proprio residenziale, chi abita nelle vicinanze è entusiasta della libreria e in alcuni casi sono nati dei veri e propri rapporti di amicizia, ricchi di scambi di letture. È capitato più volte che io abbia preso dei testi decisamente in linea con la libreria consigliati dai clienti e questo non poteva che fargli piacere. Era questa l’idea che volevamo trasmettere: Colibrì non è semplicemente un posto in cui noi diciamo cosa leggere o meno, ma nasce prima di tutto come un luogo di scambio e incontro attraverso la cultura.
Chi c’è dietro Colibrì? Chi siete?
Siamo in dodici, oltre a Giovanni e Maria che sono i titolari. Daniele e Alessandro gestiscono il bar, io mi occupo della libreria e degli eventi e tutti gli altri contribuiscono col loro lavoro a far funzionare questa piccola macchina al meglio. Siamo un gruppo molto affiatato e lavoriamo bene insieme.
Se dovessi proporre qualcosa per aiutare chi fa il tuo mestiere, a cosa penseresti?
Sarebbe bello avere regole che ci supportino maggiormente, e soprattutto sarebbe utile diffondere una maggiore consapevolezza di come funziona il mondo editoriale e di quanto la vendita dei libri online possa danneggiare le librerie e gli editori. A Milano ci sono molte iniziative e possiamo lamentarci poco perché sono parecchie le occasioni per fare cultura e valorizzare il libro; però delle regole più ferree sulle vendite online e l’applicazione di sconti selvaggi non guasterebbero.
Quali sono i tre titoli a te particolarmente cari, sia come lettrice che come libraia?
Da lettrice, il mio preferito è senza dubbio I Buddenbrook di Mann, come libraia posso dire quello che ho consigliato di più quest’anno è Exit West di Mohsin Hamid (Einaudi), un libro assolutamente da leggere, soprattutto adesso. Un altro che ho letto da poco e che mi è piaciuto moltissimo è Città sola di Olivia Laing (il Saggiatore), un po’ memoir e un po’ saggio, avvincente come un romanzo: una giovane donna si ritrova sola a New York e trasforma questa sua condizione personale in una riflessione e un’inchiesta su come l’arte contemporanea abbia affrontato il tema della solitudine nelle grandi città.
Intervista a cura di Lorena Bruno
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