Intervista a cura di Paolo Zardi
Ho conosciuto Barbara Casella, la libraia di Asterisco Bistrot, grazie a un’amica comune, Concetta Colonna, donna di grande cultura e profonda umanità: deve aver visto qualcosa di affine, in noi due, perché quando ho avuto la possibilità di fare queste domande a Barbara, mi è sembrato di essere, in qualche modo, a casa. La stessa sensazione la si prova quando si entra nello spazio di questa libreria, tra gli scaffali e il piccolo bistrot, o nel giardino che la libreria custodisce come un segreto.
Quando parla, capita spesso che Barbara si illumini improvvisamente, rida, o le esca una lacrima di commozione. Se il mondo fosse mandato avanti dai librai, forse ci sarebbe un po’ di confusione, ma sarebbe tutto molto più emozionante.
Barbara, in che momento della tua vita hai scoperto di amare i libri?
Ho amato i libri da quando ho iniziato a saper leggere. Credo sia stato un momento bellissimo quello in cui i segni sono diventati parole. Nella mia numerosa famiglia c’erano pochi mezzi e nel paese dove sono nata la prima biblioteca è arrivata a metà degli anni Ottanta, ed era pure distante.
I miei genitori ricevevano ogni mese la rivista del club degli editori e mi lasciavano scegliere un libro; la mia maestra delle elementari mi prestava racconti e romanzi. Ho un ricordo vivissimo del mio primo libro da “grande”: era La chiave a stella di Levi che nel bene e nel male ha cambiato moltissimo la visione del mondo che avevo avuto fino a quel momento. Poi con l’arrivo delle biblioteche è stata una scoperta continua.
Ricordo, e qui divago, una delle rarissime vacanze al mare con mia madre e i miei fratelli. Mia madre non chiese all’albergatore quanto distava la spiaggia bensì dove si trovasse la biblioteca più vicina. Sono stata molto fortunata.
Un amore nato nell’infanzia, dunque! E come è andata avanti questa tua avventura con le parole scritte?
Crescendo non ho mai smesso di leggere. Sono quel tipo di lettrice che se è immersa nella lettura salta uscite e appuntamenti. Il libro è un rifugio, una casa, una sorta di meditazione che se sembra escludere il mondo lo rende invece più reale, più variegato, più vivo e multiforme. Si entra nelle storie e nelle parole degli altri con la sensazione che tutto ci appartenga, che ne facciamo parte. Si scoprono le parole per dire proprio quella cosa lì, si da forma ai pensieri, si inizia a pensare e allora non ti puoi fermare.
In che momento hai capito che volevi aprire una libreria?
Ho sempre pensato che sarebbe stato bellissimo avere una libreria e, anche se ci ho messo tanti anni ad aprirla, sono convinta che tutto il tempo intercorso tra l’idea è la sua attuazione sia stato un periodo preparatorio. Ho fatto l’educatrice per 15 anni, mi sono occupata di tutela minori e disagio famigliare, ho insegnato italiano a persone provenienti da altri paesi e in quegli anni ho scoperto il meraviglioso potere comunicativo delle immagini. Mi sono infilata negli albi illustrati, nei silent book, in alcuni fumetti, ho letto graphic novel, manga, light novel, classici illustrati nel tentativo di educarmi a leggere le figure!
Ecco, la mia libreria è nata così. Ho pensato che nella mia città mancasse un luogo dedicato a questo mondo meraviglioso, e così ho aperto Asterisco libreria. Per ora ci siamo specializzati in illustrazione. Ma solo per ora (ride).
E il nome da dove nasce?
Ho scelto il nome Asterisco per due ragioni. La prima è che di David Foster Wallace amo soprattutto le sue celebri note a piè pagina, che ogni volta aprono storie nelle storie. La seconda, invece, è dovuta a un piccolo libretto di aforismi che ho pescato in una cesta di libri usati in una libreria a Verona. Il primo aforisma che ho letto diceva pressappoco così: “quando si pronuncia la parola asterisco, sembra che si parli di piccoli frammenti di una stella”. E così tra mondi che si aprono e stelle sparse nell’universo è nata la mia Asterisco.
Una libreria è un’idea ma occupa anche uno spazio fisico (Asterisco Bistrot è in Contrada delle Bassiche 7/a, a Brescia, non lontana dalla centralissima Piazza della Loggia). Come è avvenuta la ricerca di un posto nel quale far germogliare questo tuo progetto?
Nel 2019, ho iniziato a cercare un luogo e ho avuto la fortuna di trovarlo in pochissimo tempo: era un locale chiuso da anni che aveva bisogno di tanta manutenzione, ma aveva anche un cortiletto interno magnifico, con un affitto non troppo impegnativo. Io e il mio socio, al quale devo molto perché ha contribuito a realizzare questo sogno, non solo economicamente, abbiamo iniziato a costruire in senso letterale. Sono molto orgogliosa di dire che tutto il mobilio di Asterisco lo abbiamo costruito noi con le nostre mani: per mesi il cortiletto è stato pieno di assi da levigare, tagliare, pitturare. Abbiamo costruito il bancone, piastrellato i bagni e collegato le luci. Ho selezionato i libri uno ad uno dopo averli letti praticamente tutti. D’altra parte, con gli illustrati si fa prima (ride).
Che tipo di relazione c’è con gli editori dei libri che si trovano nella tua libreria?
Ho contattato tutti gli editori, personalmente. Preferisco il rapporto diretto con le case editrici, e mi affido a un distributore solo per i titoli che mi vengono richiesti e che non sono parte della mia offerta.
Tra le pareti di Asterisco, però, non ci sono solo libri…
Vero! La libreria ha anche un piccolo bistrot. Voglio che Asterisco sia un luogo che accoglie le persone. Ospitiamo mostre di artisti, piccoli concerti, presentazioni di libri, laboratori per le famiglie. Il filo conduttore di ogni iniziativa non è necessariamente l’album illustrato, ma la possibilità di comunicare e scoprire. Una volta abbiamo fatto una maratona di 18 ore per leggere la parola più lunga del mondo che di per sé non aveva senso logico: lo ha acquistato attraverso la voce dei vari lettori.
Abbiamo coinvolto i ragazzi di un’accademia di belle arti a confrontarsi con un illustratore argentino, abbiamo ospitato un laboratorio per una tesi di laurea… potrei andare avanti per ore, ma credo che sia chiaro qual è il mio progetto: voglio che Asterisco sia un luogo di scambio e di incontro, di confronto costruttivo, di progetti multidisciplinari.
Che rapporto c’è con la tua Brescia?
Credo che, piano piano, stiamo mettendo radici nel territorio. Asterisco è ancora una realtà nuova, una bambina che ha sta muovendo i primi passi, ma la nostra città l’ha accolta bene e speriamo di incrementare i nostri amici e clienti. Ho incontrato, e continuo a incontrare ogni giorno, persone magnifiche, e sono tutte note a piè pagina che danno senso e profondità alla mia storia.
Un’ultima domanda: c’è un libro che occupa un posto speciale nel tuo cuore?
No, li amo tutti quanti. Anche ora, come quando ho iniziato questa avventura, non espongo mai libri che non ho letto. Da Asterisco è raro che qualcuno arrivi qui cercando qualcosa di definito: si entra con un’idea, un argomento, un interesse e da lì cerchiamo insieme il libro perfetto per quel momento. E quasi sempre lo troviamo.