Al Salone del Libro di Torino abbiamo incontrato Massimo Carlotto, che quest’anno festeggia la sua ventesima partecipazione a uno degli eventi più importanti dell’editoria italiana. Ci tenevamo molto a incontrarlo, perché è particolarmente affezionato ai librai indipendenti: in occasione del Salone ha premiato alcune librerie italiane, per l’allestimento delle vetrine per il ritorno dell’Alligatore.
Prima di rispondere alle nostre domande, Carlotto ha voluto ricordare l’incontro in cui l’Aie (Associazione Italiana Editori) ha presentato al Salone del Libro i dati aggiornati dell’indagine Nielsen sull’editoria, e ha commentato: «Uno dei dati clamorosi è che l’editoria italiana si sta rilanciando grazie alle librerie indipendenti, secondo me è straordinario». Infatti le librerie indipendenti, secondo i questi dati, hanno registrato una crescita del +2,3% a volume e dell’1,9% a valore.
«Le librerie indipendenti oggi sono in grado di sostenere il mercato grazie al lavoro meraviglioso che i librai stanno facendo, è un dato straordinario, accompagnato a quello degli Stati Uniti dove c’è un grande rilancio della libreria indipendente: quindi si capisce quale ruolo ha all’interno del mondo del libro».
Ci racconti del suo rapporto con le librerie indipendenti.
«Ho sempre appoggiato le librerie indipendenti perché secondo me non sono solo un negozio che vende libri, ma sono dei centri di produzione culturale legati alla letteratura e alla lettura che stanno nel cuore dei paesi e delle città, per il rapporto che hanno con il cliente e per come credono nel lavoro di alcuni autori. Io per esempio sono un autore che deve tutto alle librerie indipendenti, perché sono stati i librai indipendenti a credere per primi nel mio lavoro a invitarmi, ad aiutarmi e a sostenermi, quindi posso dire di essere un tipico prodotto da libreria, negli anni ho costruito delle relazioni particolari con una fitta rete di librai».
Cosa pensa di quei librai che fanno rete tra loro?
Io vengo dall’esperienza sarda che ha una lunga tradizione in questo senso, mia moglie è stata una libraia indipendente per molti anni, adesso fa un altro lavoro, ma conosco bene la possibilità di una rete organizzata di librai: è estremamente positiva per loro.
Cosa pensa dei racconti?
Ne leggo molti e mi dispiace che in questo paese gli editori abbiano rinunciato al racconto e che se ne pubblichino sempre meno, perché hanno una dimensione narrativa straordinaria.
Intervista a cura di Lorena Bruno
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