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Quando una libreria specialistica apre agli altri generi: intervista ad Andrea Marcelloni della Libreria Pagina 2 di Roma

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Quando nasce la libreria?

Pagina 2 nasce nel 2016, l’inaugurazione è stata fatta lo scorso 18 aprile, ma non nasce dal nulla. Si tratta infatti dell’evoluzione di un’altra libreria, che si chiamava Orientalia e che era specializzata solo ed esclusivamente in orientalistica. In altre parole, si è trattato di una specie di cambio di pelle. Essere specializzati va bene, sicuramente ti caratterizza, ma esserlo troppo a volte può risultare dannoso. Ecco quindi che abbiamo deciso di cambiare, di trasformarci, e così come la fenice rinasce dalle sue ceneri, noi abbiamo trasformato Orientalia in Pagina 2. Rispetto a prima abbiamo comunque mantenuto un ampio settore dedicato al medio e all’estremo oriente (d’altronde è la nostra specializzazione), ma ci siamo aperti a tutto il resto, diventando una vera e propria libreria indipendente di quartiere.

Parliamo del nome della libreria, perché si chiama così?

Per due ragioni, diverse ma se vuoi complementari. Quando prendi un libro, in genere a pagina 2 trovi tutte le informazioni che riguardano quella pubblicazione: il codice EAN, il titolo originale, il traduttore, la data di pubblicazione… insomma tutte le informazioni basilari su un testo che sono il pane quotidiano per un libraio. Poi c’è anche una ragione più romantica. Si dice infatti che un libro non si giudica mai dalla copertina: noi aggiungiamo che non si giudica neanche dalla prima pagina, bisognerebbe andare almeno a pagina 2… È una sorta di invito alla lettura, un modo per dire che i libri si apprezzano e si amano leggendoli, non basandosi su quanto è scritto alla prima pagina o nella quarta di copertina.

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Con quali criteri selezioni i libri da tenere a scaffale?

Scelta molto difficile. Bisogna tenere presente tante cose. I propri gusti innanzitutto, perché la libreria un po’ ti rappresenta, e a noi piace essere circondati da libri che amiamo o che ci piacerebbe leggere se avessimo più tempo. Poi ci sono i gusti dei clienti, e quando inizi a conoscerli sai anche come orientarti. Poi le novità, e qui il lavoro di selezione è duro perché di novità ce ne propinano tantissime e spesso e volentieri non sono di nostro interesse. Per la nuova avventura con Pagina 2 siamo partiti da una base di grandi editori e grandi nomi, i cosiddetti titoli che in genere in libreria non puoi non trovare, mentre ora ci stiamo studiando i piccoli editori, quelli più interessanti, e stiamo allestendo uno spazio dedicato soprattutto a loro. Sono i piccoli editori che poi ti caratterizzano, quelli forse meno conosciuti dal grande pubblico ma che pubblicano cose di qualità e che meritano maggiore spazio e visibilità. Nel nostro caso specifico poi, uno spazio particolare è previsto per gli editori e gli autori romani, che parlano della nostra città e ancor più in particolare del nostro rione. Poi c’è la parte dedicata ai ragazzi dai 9-10 anni in su. Avendo una figlia di 12 anni che ama leggere, non potevamo non prendere in considerazione questo settore. Anche qui la scelta è vastissima ma è proprio nostra figlia che ci consiglia. Infine il settore sul Medio ed Estremo Oriente: in questo caso selezioniamo solo saggistica e narrativa che secondo noi è veramente interessante, basandoci ovviamente sulla nostra esperienza di orientalisti.

IMG_6118.JPGParlaci della tua esperienza di libraio.

Come dicevo prima, Pagina 2 nasce da una precedente esperienza. La mia avventura come libraio comincia nel 2002. In quell’anno io e mia moglie aprimmo la libreria in un locale di 25 metri quadri, ma io avevo un altro lavoro e quindi era lei che si occupava di tutto, io le davo una mano saltuariamente. Poi nel 2006 ho cominciato a lavorare costantemente con lei, ci siamo trasferiti in un locale più grande e siamo cresciuti. Abbiamo avviato rapporti diretti con editori in Cina, Giappone, India, Inghilterra, Stati Uniti e molti altri paesi. Oggi quindi sono 10 anni che faccio questo lavoro a tempo pieno, che mi trovo circondato dai libri. Stare in libreria è una sensazione molto particolare, da un lato ti senti una specie di “custode della cultura”, un dispensatore di storie, segreti, racconti, favole. Dall’altro ti senti schiacciato dalla consapevolezza che non potrai mai leggere tutto quello che hai in libreria, e più passa il tempo più questa sensazione aumenta, trasformandosi in una sorta di “sindrome dell’ignorante”. Ma il bello sta proprio qui, nel posizionarsi nel mezzo, nello scoprire sempre cose nuove. Altrimenti sarebbe una noia mortale. Con i clienti questa sensazione è spesso tirata in ballo. Ci sono quelli che sanno già cosa scegliere, a cui non devi dire nulla; quelli che ti chiedono consigli lasciandosi guidare dal tuo gusto e quelli che invece prendono un libro e ti dicono: “l’hai letto? Com’è?”. Quest’ultima categoria ovviamente è la più difficile se non hai letto il libro in questione, ma è anche la più stimolante, quella che ti fa scoprire nuovi autori o nuove storie.

Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia, secondo te? Come ti sembra la legge Levi?

Di sostegno. Invece oggi tutti si lamentano: gli editori si lamentano perché le librerie vendono poco, ma poi dimenticano che loro stessi vendono i loro titoli on-line con lo sconto del 15%. I distributori si lamentano, anche se parlare di distributori ormai è una barzelletta dato che sono rimasti solo 2 grandi gruppi, e dimenticano che praticamente le regole del mercato le decidono loro. Una cosa che i clienti non sanno è che i distributori impongono alle librerie un minimo d’ordine per poter spedire la merce, e ultimamente è stato portato a 150€. Questo significa che se ad esempio un cliente mi ordina un titolo che costa 10€, io ho due alternative: farlo attendere fino a quando non ho accumulato ordini per altri 140€, con tempi a volte lunghi soprattutto se parliamo di una piccola libreria, oppure che faccia un ordine per 140€ di merce di cui magari non ho bisogno solamente per poter far arrivare anche il suo libro. Capisco che ci sono dei costi legati alla logistica che non possono essere trascurati, ma dato che spesso e volentieri gran parte di quei costi finisce nelle fatture del libraio la situazione è paradossale per non dire tragica. E poi aumentando annualmente il minimo d’ordine le piccole librerie vengono ancora di più affossate. Ecco perché molti librai iniziano a staccarsi dalla distribuzione e a rivolgersi a grossisti oppure ad allacciare rapporti diretti con le case editrici. In quest’ultimo caso però le difficoltà non mancano perché gli editori non sono sempre preparati per poter gestire rapporti con le librerie e poi perché hanno dei contratti di esclusiva con i grandi distributori che li vincolano. Ma la cosa più grave per me è che non vedo una politica nazionale a sostegno della cultura e della lettura di qualità. La legge Levi non aiuta le piccole librerie, anzi. Era stata presentata come la legge anti Amazon, ma non vedo cos’abbia portato di positivo. Perché una persona deve uscire di casa ed andare fino in una libreria dove magari spendere mezz’ora del suo preziosissimo tempo quando può fare tutto da casa e ricevere il libro con lo sconto e la spedizione gratuita in pochi giorni? Secondo te è normale che io, libraio, in alcuni casi riuscirei addirittura a risparmiare comprando un libro su Amazon invece che ordinandolo al distributore? E poi non è vero che acquistando sui siti di vendita on-line si risparmia. E’ un falso mito. E’ vero che paghi di meno il prodotto che acquisti, ma c’è un aspetto fondamentale che purtroppo viene spesso dimenticato. Acquistando un libro o qualsiasi altro prodotto in un negozio del proprio quartiere, si contribuisce alla vita del quartiere stesso. In altre parole, il commerciante utilizza una parte dei soldi incassati per pagare le imposte al comune che a sua volta dovrebbe (concedimi il condizionale) riutilizzarli per garantire i servizi all’interno dello stesso quartiere. Quindi acquistare on-line significa risparmiare pochi euro su un prodotto ma avere sempre meno servizi sotto casa. Per fortuna ci sono anche alcuni piccoli editori e piccoli grossisti che invece credono nelle librerie e che cercano di venirci incontro come possono, ma sono una minoranza nel grande mondo dell’editoria. Insomma, credo che tutto il sistema andrebbe rivisto e regolato in modo diverso, ci vogliono regole che tutelino maggiormente le piccole librerie. Tra l’altro la libreria è (almeno nel comune di Roma) una categoria “protetta”, ma ancora non ho capito bene da cosa.

Cosa pensi della possibilità di costituire un’associazione delle librerie indipendenti della città?

Credo che sia una cosa positiva in linea di principio, poi bisogna vedere come viene gestita e cosa propone. Io la sfrutterei per cercare di rompere in qualche modo la catena “vincolante” della grande distribuzione e per eliminare l’assurda politica degli sconti che c’è da noi. E poi per organizzare attività che portino le persone all’interno delle librerie.

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Che tipo di lettori frequentano la libreria e qual è il rapporto con il quartiere?

Fino a poco tempo fa, quando ci chiamavamo Orientalia, i nostri clienti erano quasi ed esclusivamente gli studenti e gli amanti delle culture del Medio e dell’Estremo Oriente. Molti nel quartiere pensavano addirittura che fossimo un negozio cinese. Oggi la situazione sta lentamente cambiando, la gente del rione si sta accorgendo di noi e ci guarda con curiosità e interesse. Ogni giorno qualcuno passa davanti alla vetrina e lo sentiamo dire “non ci posso credere, una libreria!”. I nostri clienti oggi si dividono tra orientalisti (che continuano a contattarci per acquistare testi legati ai loro studi, soprattutto manuali e dizionari che importiamo direttamente dall’estero) e persone che abitano nel quartiere e che finalmente possono trovare libri senza dover andare a cercarli troppo lontano. Ma ci vuole tempo e tanta forza di volontà. Stiamo preparando un programma di presentazioni e altre attività da avviare a partire da ottobre perché la gente bisogna prenderla e portarla in libreria, farle capire che il libraio non morde, è una persona con cui fare quattro chiacchiere, che non si offende se non compri nulla. E magari ti offre pure un caffè.

Che cosa consigli di leggere in questo periodo?

Io consiglio sempre di leggere quello che a me è piaciuto. Poi ovviamente ci si può trovare d’accordo o no, ma credo sia un buon modo per avviare un rapporto di fiducia con il cliente. Per il periodo estivo le richieste sono state per romanzi da leggere in vacanza, preferibilmente gialli, e comunque cose non eccessivamente impegnative. Io in genere consiglio romanzi di piccole case editrici che per vari motivi mi hanno colpito, come Ponte 33, che pubblica narrativa iraniana contemporanea, Mincione Editrice, che ha in catalogo dei noir ambientati all’Esquilino, Keller, che tratta invece autori esteri di grande intensità, Kogoi, che ripropone testi meno noti di grandi autori del passato o addirittura libri scritti da lettori che raccontano i libri che hanno amato di più. Ma non tralascio i grandi classici, che forse si trova il tempo di leggerli proprio in vacanza, o le novità di grandi editori che mi hanno piacevolmente colpito. Ad esempio, ho appena finito di leggere “La sostanza del male”, opera prima del bolzanino Luca D’Andrea, edito da Einaudi, e l’ho trovato bellissimo. E quindi lo consiglio con molto piacere.

Intervista a cura di Lorena Bruno

@Lorraine_books

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